Da ragazzo ho seguito con passione i viaggi lunari. Conservo ancora i ritagli dei giornali di quei giorni.
Ho trascritto a mano il testo delle trasmissioni che parlavano di astronomia e viaggi spaziali.
Ricordo ancora oggi molti particolari dei viaggi delle missioni Apollo.
Date nomi luoghi sono ancora impressi nella mia mente e penso ci rimarranno per sempre.
Conoscevo nei minimi dettagli le missioni e il loro svolgimento, i compiti degli astronauti, i tempi delle missioni.
Quei viaggi mi affascinavano e appassionavano in modo particolare.
Dei viaggi conoscevo anche i rischi e i pericoli, i momenti in cui non c'era una seconda possibilità. C'era però un particolare che mi angosciava e riguardava il viaggio di ritorno.
Per ritornare sulla Terra la navicella Apollo doveva, una volta ripresi a bordo gli astronauti di ritorno con il LEM dalla esplorazione lunare, accendere i motori del modulo di servizio per accelerare alla velocità utile a sfuggire dalla gravitazione lunare.
Questo momento avveniva quando la navicella si trovava nella parte nascosta della Luna dove le trasmissioni erano interrotte.
Dell'avvenuta accensione se ne aveva conferma solo al ricomparire della navicella e la mancata accensione dei motori precludeva il ritorno, condannando gli astronauti a rimanere nell'orbita Lunare e a una triste fine.
Questo metteva qualche ansia nella mia mente di ragazzo e di appassionato, ma l'evento non si è mai verificato e tutti gli esploratori lunari sono tornati felicemente a terra nonostante le peripezie dell'Apollo 13.
Oggi la mia vita per certe situazioni si trova a viaggiare dietro alla faccia nascosta della Luna. I motori non si sono riaccesi e non so se mai si riaccenderanno.
La cosa non mi mette angoscia come il ragazzo di un tempo, ma ne prendo atto.
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