L'undici Ottobre del 1992 corsi la mia prima VeniceMarathon. Mi sembra fosse la 7ma, ma dovrei fare i conti a ritroso.
Già da un anno correvo quasi tutti i giorni, senza nessuna tabella, solamente " a sensazione" come imparai più avanti dal mio allenatore a definire quel modo di correre.
Già più di una volta mi ero spinto fino ai 30 Km, oltre i quali ritenevo inutile andare.
Mi preparai per tempo il certificato che mi abilitava all'agonismo, come richiesto dal regolamento e non appartenendo a nessuna società fui definito "libero" nella lista dei partenti di quell'anno.
Comprai all'expo anche un completo da corsa per l'occasione. Preparai le scarpe a dovere, mantenendo quelle che usualmente calzavo durante gli allenamenti.
La settimana che precedette la gara fu un crescendo di emozioni e di paure. Temevo la grande fatica e naturalmente di sbagliare l'andatura facendomi prendere dall'entusiasmo.
I due tre giorni precedenti limitai gli allenamenti al minimo, dando cosi modo al fisico di ricaricarsi.
Il mattino della gara mi presentai di buonora a Stra, vicino alla famosa villa Pisani, luogo di partenza.
Il tempo era brutto e minacciava pioggia.
Al richiamo, entrai nelle gabbie di partenza assieme a qualche migliaio di persone. Attesi con crescente emozione lo sparo.
Sopra di noi volteggiava l'elicottero della diretta TV, con quello strano occhio che puntava verso di noi.
La partenza fu una liberazione e impostai il ritmo che mi ero prefissato : 4.30 Min/Km.
Dopo poco la pioggia minacciata arrivò violenta e fredda ma non intralciò oltremodo la corsa, solo qualche fastidio alle coscie forse dovuto al freddo. Continuai la corsa senza grossi problemi gestendomi meglio del previsto.
Il tragitto nonostante la pioggia fu accompagnato da migliaia di persone che non mancavano di incitare i corridori. Tutta questa partecipazione fu un piacevole diversivo che non faceva pensare alla fatica e mi faceva credere di essere per un momento protagonista.
Le cose andarono più o meno così per i primi 30 Km, paesi, file interminabili di persone, orchestre ai bordi della strada ci salutarono instancabili.
Verso il 33 Km nei pressi del fatidico ponte della ferrovia, che ci avrebbe portato a Venezia, il pubblico si diradò in pochi minuti. Mi ritrovai un pò più solo, stanco, ma continuai con il mio ritmo, solo un pò più lento.
Lungo il ponte molti proseguivano a piedi, stanchi e spossati, altri raggiunto il ristoro si fermavano più del dovuto e quanto necessario a riprendere forze.
Nel frattempo aveva smesso di piovere ed era apparso un pallido sole.
Gli ultimi 3 Km furono molto duri, avevo finito la benzina. Passai il ponte di barche e ammirai San Marco.
Quando raggiunsi l'altra parte apparve il cartello del 41 Km, l'ultimo, salvo i duecento metri finali.
Arrivai senza aumentare la velocità, non avevo ambizione di tempo e tagliai il traguardo bloccando il cronometro a suggello di questa mia impresa.
Avevo coronato un sogno che sin da bambino avevo dentro. Avevo quasi 35 anni.
Il tempo : 3.17.18
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