E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
Madre Teresa di Calcutta
mercoledì 24 dicembre 2014
venerdì 26 settembre 2014
IPOD Playlist
conosco le certezze dello specchio
e il fatto che da quelle non si scappa
e ogni giorno mi è più chiaro
che quelle rughe sono solo
i tentativi che non ho mai fatto
siamo chi siamo
siamo arrivati qui come eravamo
si sente una canzone da lontano
potresti fare solo un po’ più piano?
Siamo chi siamo - Luciano Ligabue
e il fatto che da quelle non si scappa
e ogni giorno mi è più chiaro
che quelle rughe sono solo
i tentativi che non ho mai fatto
siamo chi siamo
siamo arrivati qui come eravamo
si sente una canzone da lontano
potresti fare solo un po’ più piano?
Siamo chi siamo - Luciano Ligabue
venerdì 12 settembre 2014
Leggendo ...
“
Ci sono giorni nella vita in cui non succede niente,
giorni che passano senza nulla da ricordare, senza lasciare una traccia,
quasi non fossero vissuti. A pensarci bene, i più sono giorni così, e
solo quando il numero di quelli che ci restano si fa chiaramente più
limitato, capita di chiedersi come sia stato possibile lasciarne
passare, distrattamente, tantissimi. Ma siamo fatti così: solo dopo si
apprezza il prima e solo quando qualcosa è nel passato ci si rende
meglio conto di come sarebbe averlo nel presente. Ma non c'è più.
„
Tiziano Terzani
venerdì 29 agosto 2014
mercoledì 27 agosto 2014
Voi siete li !
"Per favore, non vi muovete.... Siete perfette !"
"Un attimo ... mi allontano un po' che vi inquadro entrambe..."
" Ci sono quasi, metto a fuoco e poi scatto"
"Guardate da questa parte ... prego"
"Fatto !"
"Grazie"
"
"Un attimo ... mi allontano un po' che vi inquadro entrambe..."
" Ci sono quasi, metto a fuoco e poi scatto"
"Guardate da questa parte ... prego"
"Fatto !"
"Grazie"
Terra e Luna viste da sei milioni di miglia dalla sonda Juno in viaggio verso Giove |
"
giovedì 21 agosto 2014
mercoledì 13 agosto 2014
IPOD Playlist
Volevo tenere per te,
la luna del pomeriggio.
Volevo tenerla per te,
perchè sola com'è solo il coraggio.
Volevo tenere per te,
la luce di quando fa giorno
e volevo che fosse per te
anche l'attesa che diventa ritorno...
E volevo tenere per te
la piu' vera di tutte le rose,
volevo tenerla per te,
come tutte le cose...
come tutte le cose.
Volevo per te - Giamaria Testa
la luna del pomeriggio.
Volevo tenerla per te,
perchè sola com'è solo il coraggio.
Volevo tenere per te,
la luce di quando fa giorno
e volevo che fosse per te
anche l'attesa che diventa ritorno...
E volevo tenere per te
la piu' vera di tutte le rose,
volevo tenerla per te,
come tutte le cose...
come tutte le cose.
Volevo per te - Giamaria Testa
sabato 9 agosto 2014
IPOD Playlist
Considerando che l'amore non ha prezzo...
Considerando che l'amore non ha prezzo,
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho.
Considerando che l'amore non ha prezzo,
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagherò offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho,
tutto l'amore che ho.
Tutto l'amore che ho - Jovanotti
sabato 26 luglio 2014
giovedì 17 luglio 2014
mercoledì 16 luglio 2014
lunedì 14 luglio 2014
mercoledì 4 giugno 2014
Il Piccolo Principe e la volpe
In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo... "
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino... "
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste... "
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Gli
uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso!
Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle
galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?"
"È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami...
"Creare dei legami?"
"Certo",
disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino
uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai
bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila
volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu
sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato... "
"È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra... "
"Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?" "Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La
mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno
la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si
assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia
vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da
tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il
tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi,
laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano,
per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è
triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso
quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a
te. E amerò il rumore del vento nel grano... "
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non
ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli
uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le
cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini
non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu
ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la
coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di
malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... "
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se
tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io
comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia
felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad
inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa
quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i
riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È
quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre
ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi
ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno
meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero
in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei
mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... "
"È vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"È certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi
soggiunse: "Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo.
Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora
niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete
addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una
volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per
me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire
per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi
rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è
lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di
vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho
uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho
ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è
la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio",
...disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede
bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.
"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"È il tempo che ho perduto per la mia rosa... " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli
uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu
sei responsabile della tua rosa... "
"Io sono responsabile della mia rosa... " ripetè il piccolo principe per ricordarselo.Da "Il Piccolo Principe" di Antoine De Saint Exupery
lunedì 12 maggio 2014
domenica 20 aprile 2014
mercoledì 2 aprile 2014
domenica 9 marzo 2014
Leggendo ....
"Prima o poi arriva un tempo
che parlare e stare muti è la stessa cosa.
E allora è meglio stare zitti"
Da .... "Nuovo Cinema Paradiso"
martedì 25 febbraio 2014
Note
La scrivania appoggiata all'angolo, dove
si trova il grande radiatore della stanza, appare sempre più
ingombra. Vi trovano posto, ammassati uno sull'altro o appoggiati
negli spazi sempre più esigui, fogli con annotazioni e schemi,
corrispondenza in attesa di essere catalogata, libri letti e da
leggere. Alcuni di questi sono talmente grossi che a vederli incutono
un timore del tutto simile a quello che mi prendeva quando mi trovavo
alla partenza della maratone. So che sono da leggere in vista dei prossimi esami, non sarà una passeggiata studiarci su , ma
li guardo convinto che appena aperti mi prenderanno e appassioneranno
come quelli in corso d'opera, che stanno sopra il comodino in camera.
Quest'ultimi, quasi tutti si
accompagnano con una matita che funge da segnalibro. Strano modo di
usare le matite! C'è chi le utilizza per evidenziare i pensieri e le
parole più significative, mentre io mi limito a tener traccia di
dove sono arrivato. Talvolta mi metto a sottolineare, ma
l'ispirazione dura poco, di sicuro non determinata dal contenuto
delle pagine.
Mi piace raccogliere le matite dentro ai barattoli vuoti del caffè d'orzo che bevo a colazione. Un tempo li buttavo ma da qualche tempo li colleziono, anche se sono tutti uguali,
impilandoli a lato dello schermo del PC, sopra la scrivania.
Due sono destinati a contenere le
matite, quelle gialle della Fila, che compro al supermercato di tanto
in tanto, in confezioni da dodici. Le porto a casa e le metto nei
barattoli. Ne avrò una cinquantina. Ho comprato anche una confezione
di colori a pastello, lunghe matite colorate, finite pure loro in uno
dei barattoli. Là vicino si trovano anche i barattoli con dentro i
pennarelli, di varia misura e spessore e uno destinato a contenere gomma
da cancellare, temperino e chiavette USB, quelle che quando servono
non si trovano mai.
Nulla di quei contenitori del caffè va
buttato, nemmeno i coperchi in gomma, che ho scoperto essere degli
ottimi livellatori e ammortizzatori su cui far poggiare la lavatrice.
Da quando ne ho messo uno sotto uno dei quattro appoggi, la lavatrice
è diventata silenziosa ma soprattutto non vaga per il bagno durante
la centrifuga finale.
In caso di usura o rotture di uno di
questi spessori, ne conservo una scorta sufficiente a tenere in bolla
la lavatrice ancora per qualche anno.
Il restante spazio della scrivania è
occupato dal computer, un vecchio Pentium non so cosa, comprato
usato, ingrassato di un po' di memoria e arricchito da un certo
numero di accessori e periferiche : Webcam. Scanner, altoparlanti e
microfono. Se ci si accontenta della lentezza non manca niente.
Il tutto fa angolo, come già detto,
con un termosifone: grande, alto, massiccio, capace di scaldare una
stanza che fa da cucina, salotto ed entrata.
Mi piace accendere la lampada che sta
sopra alla mensola posta poco sopra al termosifone.
Essa illumina con la sua luce soffusa
giusto l'angolo del PC, puntando dritta sulla tastiera.
La luce si ferma là nei dintorni,
mescolandosi verso il muro, con il chiarore del video. Il resto della
stanza è buio. Mi sembra di essere su un palcoscenico, solo, senza
altri riferimenti e il ticchettio sui tasti fa un rumore che mi
ricorda le prime gocce d'acqua di un temporale estivo: grosse,
pesanti, infrangersi sul tetto, sopra al salotto.
Passo il tempo in quell'angolo di luce,
collegato al mondo attraverso un filo invisibile: Internet.
Sto sul Web ad osservare cosa succede
nel mondo con lo stesso spirito con cui mio padre, d'inverno, passava
le giornate, piovose, quelle in cui non lavorava, affacciato alla
finestra che dava sulla strada.
Stava li ad osservare anche lui il
mondo rappresentato da quella strada in cui passavano macchine,
persone conosciute e non, dove arrivava il rumore di eventi inconsueti :
un'ambulanza, uno scoppio lontano, il rumore di un trattore fuori
stagione.
L'orizzonte del web sembra non avere
fine mentre da dietro il vetro, spesso appannato dal vapore emanato
dalla cucina economica che scaldava la cucina, cinquant'anni fa si
poteva arrivare non oltre la riva che costeggiava la strada.
Le inquietudini di oggi non sono
dissimili da quelle di allora. L'abbondanza di informazioni e notizie
ci sta appiattendo le emozioni e abituando a tutto, nel bene e nel
male.
E' come vivessimo costantemente
all'interno di una discoteca, storditi dal volume assordante della
musica che ci impedisce, appena usciti, di percepire un bisbiglio, un
filo d'aria capace di far fremere le foglie e di modulare un sussurro
all'orecchio della persona amata.
Quello che manca forse è il senso del
silenzio, la sensazione del nulla, di uno zero e di una unità di
misura con cui ricominciare a prendere confidenza con la vita.
sabato 22 febbraio 2014
venerdì 14 febbraio 2014
I Tarli
Qualche tempo fa, quando stavo al piano di sopra, ho
convissuto per qualche mese, di norma durante l’autunno, con un rumore
fastidioso e inquietante che usciva dalle travi in legno del soffitto.
Preso da altri pensieri, per qualche tempo non ho dato
volutamente peso alla cosa.
“Sparirà prima o poi”, pensavo con il chiaro intento
di rassicurami.
Per qualche tempo l’esercizio mentale riuscì, ma al
tempo stesso il rumore non scomparve, anzi, aumentò di tono e volume come se si
stesse, piano piano, avvicinando.
Cominciai a pensare che dei topi fossero alacremente
al lavoro intenti a scavare un tunnel tra quelle travi massicce, alla ricerca
di un ricovero protetto e caldo e quella maggiore sensazione di vicinanza fece
nascere in me una certa inquietudine.
“Prima o poi bucano la trave e si mettono ad
osservarmi dall'alto”.
In quei giorni, alle prese con queste
considerazioni, consultai esperti di suoni e di soffitti.
Uno di questi, specializzato in tarli, riconobbe in
quel rodere il suono inconfondibile di un tarlo.
MI rassicurò e si candidò per la necessaria
disinfestazione. Fossero stati tarli! Faticai
a credergli, immaginandomi dei tarli grandi quanto un topo e appena se ne andò,
alzai il telefono e consigliai la padrona di casa a ricercare altri specialisti.
Persi di vista la questione, pur passando parte delle
serate in compagnia di quel rosicchio continuo.
Una mattina mentre uscivo per andare al lavoro
incrociai un paio di persone che mi avvisarono di essere stati incaricati di derattizzare
la zona e il tetto della casa.
Furono individuati e tagliati i rami degli alberi
vicini che avevano permesso ai topi di salire sul tetto.
Da quel giorno i rumori sparirono senza più
riapparire.
I tarli o i presunti tali si presentano talvolta in
modo sommesso, quasi in punta di piedi e seppur ci infastidiscano, li
consideriamo come quei dolori che si manifestano d’improvviso e in poco tempo
scompaiono.
Ma altre volte non scompaiono ...
“Il cuore batte a un ritmo lento…”, disse
sommessamente il cardiologo osservando l’elettrocardiogramma. Cinquanta era la
mia frequenza cardiaca in quel momento, del tutto simile a quella che di tanto
in tanto misuravo per controllo o per curiosità.
Considerai la constatazione con una certa soddisfazione.
I farmaci beta-bloccanti, che ogni mattina prendo appena sveglio, hanno appunto
il compito di rallentare il cuore, mi hanno detto, per non stancarlo e farlo
così durare più a lungo.
Continuai la visita senza ansie particolari e il
cardiologo mi propose di rivederci da lì a un anno. Tutto andava bene tranne
che per quel paio di chili che avevo messo da parte durante le ultime feste.
“Se faccio attenzione, senza problemi ritorno presto
in forma!”.
Questi erano i miei pensieri all'uscita dall'ospedale.
La visita era stata breve e in pochi minuti potevo essere a casa per preparare
la cena.
Giunto a destinazione, riposi la cartellina con dentro
ricette e referti, sopra la scrivania e non ci pensai più.
Più tardi raccontando al telefono l’esito della visita
mi riecheggiarono nella mente le parole pronunciate poche ore prima:
“Il cuore batte a un ritmo lento…” ma mentre la
riportavo a chi stava al di là del filo, mi balenò un dubbio che mi fece trasalire:
“E se il cardiologo avesse voluto dire …. Il cuore
batte a un ritmo sempre più lento”.
“Il sempre più lento”, scateno l’ansia e la paura di dover affrontare un progressivo, lento peggioramento, determinato dall’ inevitabile
rallentamento del battito cardiaco.
Sempre più piano, sempre più lentamente … fino a
quando….
Sul fino a quando mi rifiutai di fare ipotesi. Tentai
di mettere a tacere quel tarlo che improvvisamente si era materializzato nella
mia mente.
L’impresa non sembra facile anzi, non sono riuscito a dimenticare quella possibile interpretazione delle parole del medico.
Sono passate un paio di settimane e ancora di tanto
in tanto il tarlo si fa risentire e nonostante l’ansia, non ho cercato di documentarmi
né di richiamare il cardiologo per avere le rassicurazioni che cercavo.
domenica 9 febbraio 2014
IPOD Playlist
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.
Quella che non sei - Ligabue
venerdì 7 febbraio 2014
Sta tornando il sole...
se guardando a Ovest, scorgi il sereno spingere più in là le
nuvole, facendo risplendere i monti innevati di una luce quasi dimenticata.
se ciò che devi fare tra un po’ non intralcia ciò che stai
facendo ora
se passando casualmente tra i corridoi di una scuola ti
torna la voglia di rimetterti a sui libri
se a furia di provare, riflettere e studiare, capisci tutto
da solo qualcosa che all'inizio ti sembrava astruso
se ripartendo al verde di un semaforo, un guizzo nella
mente ti dà la soluzione che cercavi
se chi ti sembrava indispensabile anche se irraggiungibile,
ti appare ora, una persona tra le tante e quasi non ci pensi più
se ti scopri più forte dopo un momento difficile che
sembrava annientarti
se ti viene naturale stare ad ascoltare chi ti sta parlando
se non ti senti mai vecchio ma nemmeno un perenne
adolescente
se ti senti preso per mano, quando non ci speravi più
se non perdi la speranza di sentirti dire quello che vorresti sentirti dire
se non perdi la speranza di sentirti dire quello che vorresti sentirti dire
se tagliando il traguardo, chiudi gli occhi sfinito,
sapendo di aver dato tutto
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