Il finale della Maratona di Londra, vinta dal keniano Emmanuel Mutai con il tempo di 2 ore 4 minuti e 40 secondi è stato tra quelli che più mi hanno impressionato.
Il vincitore, dopo aver staccato progressivamente tutti gli avversari, ha continuato la sua corsa vittoriosa con leggerezza e potenza straordinarie. Una lunga volata verso il record della corsa, verso un ragguardevole gruzzolo di dollari, che i record hanno contribuito ad aumentare, senza il minimo cedimento o segno di stanchezza. Aveva percorso la gara ad una velocità media superiore ai 20 KM/h.
Lo scenario si era presentato pochi minuti prima con l'arrivo della prova femminile vinta da Mary Keitany in 2.19.19.
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Le corse avventate, a cui si assisteva qualche anno fa, sono rare a vedersi come pure i crolli clamorosi. Si assiste il più delle volte a una corsa ad eliminazione determinata da allunghi o accelerazioni ben ponderate e studiate.
Il muro delle 2 ore non è poi così lontano.
Il ciclismo ha invece presentato un'altra Classica del Nord : L'Amstel Gold Race.
La corsa, unica classica che si corre in terra olandese, è stata dominata da Philippe Gilbert, vincitore già l'anno scorso.
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Paradossalmente se la rampa finale fosse stata più lunga di 500 metri il favorito poteva cambiare.
Strano ciclismo quello di questi anni, dove i ciclisti programmano una intera stagione sull'esito di una corsa, per poi tornare emeriti sconosciuti per il resto dell'anno.
Coloro che preparano i grandi giri stanno a guardare nelle grandi classiche e viceversa. Altri invece preparano con meticolosità il finale di stagione quando, la mggior parte dei colleghi è già esausto per gli sforzi fatti.
È importante dosare le proprie forze, ma soprattutto capire quando è il momento giusto per giocare le proprie carte con buone possibilità di successo.
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