lunedì 24 dicembre 2012
sabato 22 dicembre 2012
giovedì 20 dicembre 2012
IPOD Playlist
.....
Dammi solo un minuto
un soffio di fiato
un attimo ancora
stare insieme è finito
abbiamo capito
ma dirselo è dura
svegliati svegliami dai......
Dammi solo un minuto - Pooh
Dammi solo un minuto
un soffio di fiato
un attimo ancora
stare insieme è finito
abbiamo capito
ma dirselo è dura
svegliati svegliami dai......
Dammi solo un minuto - Pooh
lunedì 17 dicembre 2012
Note di Matematica
Mio figlio lo chiama “cambio”, io lo chiamavo “riporto”. Si tratta di quella tecnica che permette agli
alunni la gestione delle somme che superano il nove in decine.
Cercando in Internet le due parole sono tutt'oggi riconosciute e non c’è stata
l’obsolescenza di una a favore dell’altra.
Così
ieri sera, mentre mio figlio era alle
prese con 12 addizioni di questo tipo, ho osservato sia il metodo che la
rappresentazione di ciò che stava facendo.
Ho
apprezzato la simbologia, l’uso dei colori e la tecnica. Alle decine era
associato il rosso mentre le unità stavano accoppiate con il blu. L’associazione
era chiara e mai disattesa.
L’associazione
del colore con un concetto facilita l’apprendimento.
Come
i colori erano rigidi anche i due schemi, il primo fatto di palline infilate su
due assi diversi, uno per le unita e l’altro per le decine e il secondo fatto
con i numeri. Questi davano due diverse visioni dell’operazione. Il metodo simbolico
era funzionale al risultato numerico.
L’associazione di schemi e simboli a concetti
aiuta a memorizzare più velocemente.
All'inizio questo metodo era per il bimbo molto laborioso e dispendioso. Troppi
i cambi tra penne e colori e viceversa !
Con
il passare del tempo e completando le
operazioni, le proteste si sono fatte sempre più flebili, mentre gli automatismi
aumentavano. Le righe e i quadrati
venivano bene anche a mano libera.
L’esercizio come l’allenamento affina la tecnica
e aumenta l’efficienza. Funziona con le addizioni in seconda elementare come
per chi si allena per la maratona.
Infine
ho valutato l’atteggiamento di quel bambino che avevo svegliato molto presto al
mattino e di cui, in parte, comprendevo i mugugni. “Hai ragione!”, pensavo mentre cercavo
affiancarlo nel districarsi tra i “cambi”.
Ma
giunti all'ultima operazione, quando i meccanismi erano ormai assimilati, mio
figlio mi disse :
“Papà,
non dirmi niente, l’ultima voglio farla tutta da solo!”.
Contento
per quello scatto finale, quando pensavo che le sue energie fossero finite,
restai in silenzio a guardarlo mentre svolgeva correttamente l’operazione. Concluse gli esercizi con una cornice più bella
di quelle fatte fino a quel momento.
Insomma
il bimbo ha carattere e voglia di imparare!
domenica 16 dicembre 2012
Tweet
Al cuore fa bene fare le scale
al cuore se non fa le scale fa bene far l'amore
Il cuore qualcosa deve fare
Altrimenti muore
Tweet di Concita De Gregorio @concitadeg
al cuore se non fa le scale fa bene far l'amore
Il cuore qualcosa deve fare
Altrimenti muore
Tweet di Concita De Gregorio @concitadeg
sabato 15 dicembre 2012
venerdì 14 dicembre 2012
Note di Natale
Ci si abitua ai sentieri ripidi, stretti e connessi. L’abitudine
e la crescente destrezza ci aiuta a non temere difficoltà che un tempo ci avrebbero
fatto desistere. Si diventa sempre più
resistenti sia nello spirito che nel fisico. Si impara ad andare avanti pronti a nuove
difficoltà.
Non è raro chiedersi : “Chi me la fatto fare ?”. Ma se si
inciampa in un problema è meglio imparare a come affrontarlo per evitare di
inciampare la prossima volta.
Come dicono certi guru : “ Far diventare un problema una opportunità”.
Come dicono certi guru : “ Far diventare un problema una opportunità”.
I problemi sono diventati opportunità e quello che un tempo sembrava improponibile è oggi la normalità
e occasione di serenità. Spirito di adattamento, consapevolezza o
rassegnazione?
Chi lo può dire ! E’ la realtà che mi circonda e con cui devo confrontarmi in ogni momento.
Ci sono momenti in cui il cuore sembra ribellarsi. Ritorna
la sensazione di spiccare il volo, vissuta qualche anno fa. Sale l’ansia che
alimenta il timore che alimenta l’ansia. Il vortice sembra inarrestabile e
assaporo ogni momento come se fosse l’ultimo. Non chiudo gli occhi ma resto
immobile per non dare nessun alibi a quel cuore che sembra dimenticarsi di me. Non mi muovo e ascolto, in attesa che quell'incendio che mi
sta bruciando dentro perda vigore. Sono
attimi lunghi, che sembra difficile vivere uno di seguito all'altro Poi la fiamma comincia ad affievolirsi, l’aria
sembra fluire con più facilità nei polmoni e la paura scema assieme al quel
senso di leggerezza tanto inebriante quanto terribile. Il tempo torna a scorrere come ricordavo e il
cuore torna a nascondersi tanto da diventare impercettibile.
Ho vissuto molti di questi momenti. “E’ solo stress!”, mi sono
detto, ma queste situazioni sono diventate palestra per l’autocontrollo e campanello
di allarme. Momenti difficili che
insegnano qualcosa.
Tra dieci giorni è Natale. Da qualche anno ogni Natale è
diverso. Rimane comunque un giorno particolare, oserei dire, un momento
difficile. La memoria e i ricordi si incrociano con il presente. Ci sto scomodo
come se indossassi un vestito diventato stretto e di qualche taglia di troppo.
Mi sento come quando, durante una passeggiata in montagna,
ci si trova di fronte a un torrente ingrossato da un recente temporale. La
strada sembra sbarrata e proseguire sembra impossibile. Poi, passati i primi
istanti di sgomento, si intravedono degli appoggi possibili. Alcuni grossi massi
sembrano li apposta per aiutarci. Pochi,
difficili, da affrontare con attenzione, per non scivolare ed essere travolto.
Con balzi precisi, fatti con il cuore in gola, si raggiunge l’altra
sponda pronti a proseguire il sentiero, meditando una strada diversa per il
ritorno.
Ecco il Natale è per me un attraversamento, da fare un po’ con il cuore in gola, prestando
attenzione a non scivolare nei pochi appoggi disponibili, per non farmi portare via
dalla corrente dei ricordi.
giovedì 6 dicembre 2012
Questioni di cuore
"..... La causa dello scompenso cardiaco sta nell'incapacità delle cellule del
cuore, una volta diventate adulte, di moltiplicarsi e rimpiazzare quelle
uccise, ad esempio da un infarto. Le sopravvissute sono costrette a
ingrossarsi per compensare la forza mancante nel muscolo cardiaco. Vanno
così incontro a squilibri metabolici che lentamente le uccidono,
indebolendo ancor di più il cuore e innescando un circolo vizioso che lo
porta allo sfiancamento. "
Tratto da un articolo apparso su Repubblica il 5 dicembre 2012
Tratto da un articolo apparso su Repubblica il 5 dicembre 2012
mercoledì 5 dicembre 2012
Pensiero
Entravo a casa di mio padre contro voglia, spesso ancora con il pigiama addosso.
Quando mi veniva a prendere nei fine settimana che dovevo passare con lui, facevo spesso storie. Avrei preferito stare a casa mia, con i miei giocattoli, con i miei cani e con quelle strane costruzioni che amavo fare con sedie, cuscini e coperte. Quest’ultime erano la mia passione. Di solito erano fatte con due sedie su cui stendevo una coperta. Sembravano delle capanne, dentro alle quali trovavano riparo i miei pupazzi di peluche.
Mio padre non aveva tutto ciò. Solo con il tempo, con l’arrivo di una coperta e un telo copri divano, cominciai pure da lui a costruire quelle improbabili casupole.
Anche i giocattoli mancavano. A dir la verità, i giocattoli che lui mi comprava, facendomi promettere che li avrei lasciati da lui, me li sono quasi sempre portati a casa, quando tornavo la sera. Casa sua non era casa mia. Non ci stavo volentieri a mangiare e tanto meno a dormire. Mi raccontava che quelle poche volte che avevo dormito là, lo avevo fatto controvoglia, cedendo al sonno a tarda ora, mentre aspettavo mia madre. Con il tempo ho cominciato a sentirmi a mio agio, in quell'appartamento al piano terra, soprattutto da quando iniziai le scuole elementari e passavo là due pomeriggi alla settimana. Ero affidato a una ragazza che mi veniva a prendere a scuola aiutandomi a fare i compiti.
Quando mi veniva a prendere nei fine settimana che dovevo passare con lui, facevo spesso storie. Avrei preferito stare a casa mia, con i miei giocattoli, con i miei cani e con quelle strane costruzioni che amavo fare con sedie, cuscini e coperte. Quest’ultime erano la mia passione. Di solito erano fatte con due sedie su cui stendevo una coperta. Sembravano delle capanne, dentro alle quali trovavano riparo i miei pupazzi di peluche.
Mio padre non aveva tutto ciò. Solo con il tempo, con l’arrivo di una coperta e un telo copri divano, cominciai pure da lui a costruire quelle improbabili casupole.
Anche i giocattoli mancavano. A dir la verità, i giocattoli che lui mi comprava, facendomi promettere che li avrei lasciati da lui, me li sono quasi sempre portati a casa, quando tornavo la sera. Casa sua non era casa mia. Non ci stavo volentieri a mangiare e tanto meno a dormire. Mi raccontava che quelle poche volte che avevo dormito là, lo avevo fatto controvoglia, cedendo al sonno a tarda ora, mentre aspettavo mia madre. Con il tempo ho cominciato a sentirmi a mio agio, in quell'appartamento al piano terra, soprattutto da quando iniziai le scuole elementari e passavo là due pomeriggi alla settimana. Ero affidato a una ragazza che mi veniva a prendere a scuola aiutandomi a fare i compiti.
Anche
con lei, passati i primi tempi di affiatamento cominciai a fare qualche
capriccio.
Stava con me fino alle sette, quando o tornava mio padre e passava mia madre a prendermi.
Volevo fare di testa mia e, sin da piccolo, ero caparbio e poco propenso ad ascoltare gli altri. Ero indispettito per come gli adulti potevano decidere su quello che dovevo fare, senza la minima considerazione per le mie idee e dei miei desideri.
La regola dei genitori alterni, durante i fine settimana, fu difficile da digerire per i motivi appena detti. Non ricordo mio padre quando viveva ancora a casa, tanto che per farmene una ragione, gli ho chiesto spesso di raccontarmi com'era la vita in quegli anni.
I miei, mio padre e mia madre, dopo la separazione, cercarono con fatica di tornare a fare i genitori, ma forse in questo modo hanno impedito a me di essere un figlio vero.
Con mio padre passavo i fine settimana in modo tranquillo. I primi tempi facevamo gite nei dintorni. Qualche volta si stava via anche per due giorni. Si partiva al sabato per tornare la domenica pomeriggio. All'inizio di ogni viaggio protestavo, quasi impaurito nel lasciare luoghi noti, ma al ritorno, ero contento e, pian piano, viaggiare è diventato un piacere che ancor oggi non ho abbandonato.
Stava con me fino alle sette, quando o tornava mio padre e passava mia madre a prendermi.
Volevo fare di testa mia e, sin da piccolo, ero caparbio e poco propenso ad ascoltare gli altri. Ero indispettito per come gli adulti potevano decidere su quello che dovevo fare, senza la minima considerazione per le mie idee e dei miei desideri.
La regola dei genitori alterni, durante i fine settimana, fu difficile da digerire per i motivi appena detti. Non ricordo mio padre quando viveva ancora a casa, tanto che per farmene una ragione, gli ho chiesto spesso di raccontarmi com'era la vita in quegli anni.
I miei, mio padre e mia madre, dopo la separazione, cercarono con fatica di tornare a fare i genitori, ma forse in questo modo hanno impedito a me di essere un figlio vero.
Con mio padre passavo i fine settimana in modo tranquillo. I primi tempi facevamo gite nei dintorni. Qualche volta si stava via anche per due giorni. Si partiva al sabato per tornare la domenica pomeriggio. All'inizio di ogni viaggio protestavo, quasi impaurito nel lasciare luoghi noti, ma al ritorno, ero contento e, pian piano, viaggiare è diventato un piacere che ancor oggi non ho abbandonato.
Non mi ha ma lasciato in quegli anni la paura, l’ansia, di rivivere tensioni e litigi. Ricordo il pianto e il terrore che provavo quando vedevo i miei litigare. Spesso, quando si incontravano, cercavo di attirare l’attenzione su di me, perché non litigassero, come se fossi un parafulmine.
Con il tempo io mi sono abituato alla regola dei genitori alternati . Mio padre e mia madre si sono sempre più allontanati. Entrambi hanno avuto la possibilità di ricostruirsi una vita con altre persone. Non mi è stato difficile accettare le nuove situazioni e i nuovi compagni, anche se per anni mi sono chiesto come sarebbe stata a mia famiglia e fosse rimasta unita.
Non ho avuto mai una famiglia unita e, quando oggi esco con mia moglie e i due miei figli, penso alle poche volte in cui sono uscito con mia madre e ,mio padre. Io stavo appiccicato a mia madre, come se la volessi proteggere da quell'uomo con cui spesso litigava. E’ andata così, io sono cresciuto con la speranza di vedere i miei genitori tornare assieme. Ma la speranza di quand'ero piccolo si è andata sempre più affievolendosi come una candela che con il tempo si consuma. Ora, quando li vedo, mi chiedo cosa pensino e quale verità abbiano portato con se durante questi anni. Mi piacerebbe sapere quanto siano stati felici dopo la separazione e se ci siano delle cose di cui desiderino parlarmi.
“Hai qualcosa da dirmi ?”, vorrei chiedere ad entrambi ma, quando sto per aprire bocca, mi blocca ancora quel senso di paura che provavo quando litigavano, come se ricordare riaprisse ferite mai guarite e che mai guariranno.
Con il tempo io mi sono abituato alla regola dei genitori alternati . Mio padre e mia madre si sono sempre più allontanati. Entrambi hanno avuto la possibilità di ricostruirsi una vita con altre persone. Non mi è stato difficile accettare le nuove situazioni e i nuovi compagni, anche se per anni mi sono chiesto come sarebbe stata a mia famiglia e fosse rimasta unita.
Non ho avuto mai una famiglia unita e, quando oggi esco con mia moglie e i due miei figli, penso alle poche volte in cui sono uscito con mia madre e ,mio padre. Io stavo appiccicato a mia madre, come se la volessi proteggere da quell'uomo con cui spesso litigava. E’ andata così, io sono cresciuto con la speranza di vedere i miei genitori tornare assieme. Ma la speranza di quand'ero piccolo si è andata sempre più affievolendosi come una candela che con il tempo si consuma. Ora, quando li vedo, mi chiedo cosa pensino e quale verità abbiano portato con se durante questi anni. Mi piacerebbe sapere quanto siano stati felici dopo la separazione e se ci siano delle cose di cui desiderino parlarmi.
“Hai qualcosa da dirmi ?”, vorrei chiedere ad entrambi ma, quando sto per aprire bocca, mi blocca ancora quel senso di paura che provavo quando litigavano, come se ricordare riaprisse ferite mai guarite e che mai guariranno.
domenica 2 dicembre 2012
Alberobello. Trullo Sovrano
sabato 1 dicembre 2012
Note
Stasera sono a
Martina Franca. Sceso al sud per la fiera del Cavallo Murgese e dell’asino di
Martina Franca. Chi l’avrebbe mai detto!
Un mese fa, l’immaginarmi da queste
parti non sarebbe stato tra le cose possibili o plausibili. Come se avessi
voluto scommettere, anni fa, di mettermi a studiare Psicologia dopo una vita a
mettere in ordine bit e byte. Insomma a far programmi e strategie spesso si
fallisce. Eppure ....
A voler controllare tutto e tutti si spendono energie da usare per ben
altro.
A voler programmare ogni attimo della nostra vita si rischia di rivedere in continuazione piani e progetti, perdendo quanto ci sta passando sotto gli occhi.
Le
mie speranze e progetti di qualche mese fa erano lontane miglia e miglia dalla
realtà di oggi.
Avevo qualcosa da dire a qualcuno ……
Il buio da queste parti sembra più buio di quanto
conoscessi. La sera sembra non esserci e la notte è l’unica alternativa al
giorno. Strade buie ti fanno sentire smarrito e, percorrendo vie quasi deserte,
si viene presi da un filo di smarrimento, simile alla paura del buio che vivevo
nella camera scura da bambino.
Si va alla ricerca dei luoghi cercando tra le
rare luci visibili. Raccordare le luci con i percorsi per raggiungerle è impresa
difficile per chi, come me, è forestiero e un po’ impacciato in un ambiente
sconosciuto.
Ci tenevo a vivere il primo volo con mio figlio.
Penso a chi ha risposto :
“ Mì no, no’ vegno !”. Ci saranno altre prime
volte ….
Abbiamo evitato la parola paura
e il bimbo ha vissuto l’esperienza tutto preso da curiosità e entusiasmo. Ho registrato
con cura l’intero viaggio, cose inutili comprese. Un giorno spero possa
apprezzare suoni e parole della sua infanzia.
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