mercoledì 22 agosto 2012

Dialogo



“Papà, dov’è la macchinetta per il cuore ?”
Eravamo in  silenzio da qualche minuto, finito il pranzo c’era ogni giorno una sorta di tacita tregua: ciascuno si faceva i fatti propri.
Ma quella domanda uscita dai pensieri di mio figlio riannodò il silenzio. Alzai la testa e fissandolo, pensai a quale poteva essere la risposta più appropriata. Presi tempo, ma decisi per la via più diretta.
“E’ qui, vicino alla spalla”, risposi, indicando con il dito sotto la clavicola sinistra.
“Se appoggi la mano la puoi sentire“.
Il piccolo si avvicinò, appoggiò la mano senza premere.
“Non c’è niente!”, esclamò.
“Si che c’è”, spiegai, chiedendomi come mai non avesse percepito qualcosa che per me era, invece, molto ingombrante.
“Puoi sentire anche i fili che vanno diretti al cuore”, continuai completando la descrizione.
Mio figlio appoggiò la mano con più convinzione, e solo allora individuò la macchinetta e fili che gli avevo appena descritto.
“A cosa servono i fili ?”, chiese con aumentata curiosità.
 “ A far ripartire il cuore nel caso si fermasse!”.
Pensavo l’argomento concluso, ma, qualche istante dopo :
“E come fanno a farlo ripartire”, riprese mio figlio.
“La macchinetta manda, attraverso i fili, una scossa al cuore”, risposi.
“E la scossa si sente ?”, domandò quasi preoccupato.
“Chi l’ha provato dice che si sente”, raccontai riportando quando avevo sentito.
Nuovamente pensai conclusa la discussione, ero convinto di  avere dato la migliore delle spiegazioni.
Mio figlio sembrava pensare ad altro. Aveva abbassato lo sguardo quasi fosse stato attratto da qualcos’altro. Armeggiava con le mani sulla sabbia.
Ma alzati gli occhi disse convinto :
“Ma allora tu non muori mai !”
Avevo capito il suo silenzio e i suoi pensieri. Lasciai passare un secondo e più,  poi conclusi.
“Un giorno, nessuno sa quando,  il mio cuore si fermerà e la macchinetta non sarà capace di farlo ripartire.”

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