Si contano sulle dita di una mano gli atleti, scoperti
dopati dai controlli antidoping, capaci di ammettere in pubblico il proprio
errore e la loro debolezza.
In questi ultimi anni, le commissioni giudicanti, hanno accettato le più squallide giustificazioni che raccontavano talvolta di complotti e altre volte di caramelle accettate incautamente da sconosciuti.
Molti atleti, appartenenti spesso agli sporti cosidetti "potenti", l'hanno fatta franca, scontando pene estremamente lievi.
In questi ultimi anni, le commissioni giudicanti, hanno accettato le più squallide giustificazioni che raccontavano talvolta di complotti e altre volte di caramelle accettate incautamente da sconosciuti.
Molti atleti, appartenenti spesso agli sporti cosidetti "potenti", l'hanno fatta franca, scontando pene estremamente lievi.
Il doping è una pratica infame, ma il non tener conto dell’ammissione
di colpa di Alex sia, per certi versi, altrettanto infame. Pensando al gesto, mi
è sembrato di vedere un ladro che, dopo un furto, lascia il suo biglietto da
visita, nel desiderio di essere smascherato e curato per quel vizio tanto
deprecabile.
Alex non ne poteva più di marciare, già da tempo. Nessuno lo
ha aiutato a smettere e, forse inconsciamente, lui ha trovato il modo per
uscire definitivamente di scena.
Alex non va dimenticato, anzi andrà aiutato e affiancato da
persone vere e sincere. Non abbiamo bisogno di altre storie tristi, simili a quella di Marco
Pantani.
Con pazienza e dopo una giusta pena, potrà nuovamente
riassaporare, se vorrà, la voglia di ritornare a marciare a 4' e 20" al km.
E gli altri? quelli che si allenano senza doping? E cosa devono fare quelli che non sbagliano?
RispondiEliminaNon è giusto giustificare sempre chi sbaglia. Quando si sbaglia si deve pagare.
Poi uno può anche pentirsi e cambiare vita.
Ma questa è una questione personale.