La sveglia taglia il mio
risveglio in due : quello che viene prima e quello che viene dopo.
Mi sveglio abbastanza presto,
talvolta prestissimo e resto là tra il tentativo di riaddormentarmi e qualche
pensiero che vorrebbe tramutarsi in sogno.
Stare al caldo delle coperte mi
da sicurezza e, da non molto, un po’ di serenità.
In certi momenti apro il libro
che sto leggendo e avanzo di qualche pagina anche se a quell’ora l’attenzione
sembra più addormentata di me.
Penso quindi alle mie cose, a
quello che dovrò fare durante il giorno, soffermandomi un po’ su ciò che vorrei succedesse. Sognare o sperare
in meglio mi aiuta.
Solo prestando attenzione,
percepisco il via vai crescente dei mezzi sulla provinciale. Solo il rumore di qualche
camion particolarmente pesante, sfora i muri massicci della casa. Rimangono altrimenti, silenziosi ronzii che l’abitudine nemmeno considera.
La sensazione generale è di silenzio
e di tepore.
All'approssimarsi dell’ora
fatidica, sbircio sull’orologio per verificare quanto spazio ho ancora. Gli
ultimi minuti li passo ad aspettare, paziente senza anticipare i tempi e avere
fretta.
Il tempo ci da tempo per fare
tutto, non vale la pena ricorrerlo ne anticiparlo. Lui ha fiato a sufficienza per
vincere qualsiasi competizione.
Poi arriva il momento fatidico.
La sveglia si fa viva emettendo un suono progressivo, tra il fastidioso e l’ossessivo.
Il tono cresce, si zittisce e riparte più volte aspettando il gesto di
riconoscimento.
Se posso, quando sta a tiro di
braccio, la fermo in pochi secondi, altrimenti, quando la sera prima la
dimentico sul tavolo in cucina, la lascio lamentarsi per qualche minuto, prima
di alzarmi e premere il fatidico pulsante “Elimina”.
Quel tasto Elimina, mi fa
iniziare la giornata approfittando del tempo che in questo periodo della vita
mi è concesso.
Ho imparato a prendere cura di me
stesso, acquisendo un po’ di quel volermi bene che un tempo avevo perduto.
Ascolto un po’ di radio con le
ultime notizie o accendo l’iTunes dell’IPAD, che uso come fosse un jukebox, dove custodisco la mia Playlist.
Preferisco prepararmi la
colazione, evitando di farla in piedi davanti al banco di una pasticceria, con
l’ansia di lasciare spazio a coloro che aspettano in coda.
Pane tostato , marmellata,
spremuta di arancia preparata al momento, accompagnati dall’immancabile caffè
riempiono di profumo la cucina.
E’ questo il segno che la
giornata può cominciare. Un po’ prima delle otto esco di casa, ogni giorno, portando
con me quelle speranze miste a sogni che appartengono al mondo del “ vorrei
succedesse”.
Succederà………..
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