Fondamenti di Informatica è di
gran lunga l’esame che mi impensierisce di meno.
Non nascondo di ambire a un bel
Trenta e lode.
Come potrei fallire nella materia
che ha accompagnato tutta la mia carriera lavorativa ?
Insomma gioco in casa e la
vittoria è assicurata.
Nel corso dei più di trent’anni
di carriera sono passato dai programmi scritti in linguaggio macchina fino ai
sistemi virtuali di oggi, passando per i Mainframe degli anni 80 e 90 e
progettando e implementando reti locali e geografiche che collegano siti
distribuiti da Tokyo a Citta del Messico.
Ora bisticcio e cerco di
prendere confidenza con il Cloud
Computing e le ultime tecnologie che stanno rivoluzionando la nostra vita con i
cellulari e i Tablet sempre più sofisticati.
Cosciente di cotanta competenza,
ieri sera ho cominciato il corso. Ammetto che ho iniziato lo studio con un
po’ di sufficienza, simile a quella dei bambini che si pavoneggiano delle cose già
conosciute.
Pian piano ho cominciato a
intuire la struttura del corso e a incontrare termini e sigle che probabilmente
avevo studiato tra i banchi delle scuole superiori.
Per certi versi mi sono sorpreso
nel ritrovare le stesse sigle di un tempo, funzioni che pensavo fossero andate in
disuso. Da tempo non ritornavo a quei concetti base e certi fondamenti li avevo
persi di vista.
Dopo qualche Slide, qualche
riflessione mi ha fatto deviare dal tema del corso e mi sono concentrato su
come le vicissitudini della vita ci portino a dimenticare i fondamenti, le basi,
come spesso vengono definite.
Un po’ tutti i nostri
comportamenti e convinzioni si basano su
fondamenti che, a causa dell’abitudine, l’indifferenza e mille altre
distrazioni, spesso non riteniamo più importanti
e nemmeno degni di essere ricordati. Stanno là, come un oggetto vecchio, dimenticato
in un solaio.
Ripassare i fondamenti o
ripeterli di tanto in tanto, ci aiuta a ritrovare i veri significati.
Esternare sentimenti, emozioni, semplici pensieri anche se ritenuti scontati e condivisi, aiuta a unire e a ravvivare l’interesse e la complicità,
trasmettendo sicurezza e la consapevolezza di non essere soli.
Dire un "Ti amo" o un "Ti voglio bene" o curare con particolare attenzione un regalo, sono segni della consapevolezza che niente può essere dato per scontato e che, a certi aspetti della nostra vita va riservata una cura particolare.
Oggi ho ripreso il corso di
Informatica. Con calma leggo con attenzione, come se fosse la prima volta che
affronto la materia.
Pian piano sto rimettendo in
ordine tutti i concetti base.
Riprenderli non può che far bene.
Sarebbe bello se le tue parole diventassero realtà. A prescindere da chi sarà la persona a cui presterai le attenzioni più importanti, sarebbe veramente bello per te stesso riscoprire la bellezza di poter dire "ti amo".
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