Quando ho incominciato a lavorare, nel 1979, la
Micromp, questo era il nome della ditta, occupava un area destinata a negozio,
con tanto di vetrine, al piano terra di un palazzo di un paese del veneziano.
Eravamo in otto, di cui 4 erano accaniti fumatori. Uno di questi fumava la pipa, non senza darsi un po’ di arie affermando che, la pipa era meno dannosa delle sigarette.
Il negozio, anzi l’azienda, era perennemente satura di fumo . C’era chi si costruiva direttamente le sigarette, partendo dalle cartine e il tabacco e chi, invece, era capace di fumarsi un pacchetto di Gauloises al giorno.
Noi non fumatori non avevamo voce in capitolo, eravamo nostro malgrado degli accaniti fumatori passivi.
A quei tempi, il mio medico visionando una radiografia al torace, mi chiese quante sigarette al giorno fumassi e faticai a convincerlo affermando di non aver mai toccato una sigaretta in vita mia.
Erano gli inizi degli anni Ottanta e da allora l’atteggiamento verso il fumo e i fumatori è radicalmente cambiato. Ora, quest’ultimi, vivono in una sorta di riserva protetta, come fossero portatori di una malattia infettiva da controllare e per evitarne il contagio.
Oggi nel corso di una riunione che parlava di sicurezza sul lavoro a cui erano presenti i rappresentanti dei lavoratori, dei sindacati e dell’ufficio personale, qualcuno ha evidenziato come spesso qualche lavoratore si rifugiasse in bagno a fumare, trasgredendo le regole aziendali.
Le prove erano inequivocabili.
“Come sono cambiati i tempi!”, ho pensato ricordando i tempi della Micromp.
“Chi non rispetta le regole, va segnalato. Ognuno si renda responsabile del rispetto delle regole !”, tuonò con voce solenne il rappresentante dell’ufficio personale, che quasi con tono di sfida continuò:
“Datemi i nomi che li licenziamo!”.
In un primo momento, considerai la minaccia fuori luogo, troppo severa per un peccato che, nonostante il mio passato di fumatore passivo, consideravo del tutto veniale.
Poi ripensando a come i tempi fossero cambiati ho dato un senso a quella minaccia e sorridendo dentro di me mi son detto :
“E’ vero i tempi sono cambiati, oggi si sente molto di più il bisogno di licenziare !”.
Eravamo in otto, di cui 4 erano accaniti fumatori. Uno di questi fumava la pipa, non senza darsi un po’ di arie affermando che, la pipa era meno dannosa delle sigarette.
Il negozio, anzi l’azienda, era perennemente satura di fumo . C’era chi si costruiva direttamente le sigarette, partendo dalle cartine e il tabacco e chi, invece, era capace di fumarsi un pacchetto di Gauloises al giorno.
Noi non fumatori non avevamo voce in capitolo, eravamo nostro malgrado degli accaniti fumatori passivi.
A quei tempi, il mio medico visionando una radiografia al torace, mi chiese quante sigarette al giorno fumassi e faticai a convincerlo affermando di non aver mai toccato una sigaretta in vita mia.
Erano gli inizi degli anni Ottanta e da allora l’atteggiamento verso il fumo e i fumatori è radicalmente cambiato. Ora, quest’ultimi, vivono in una sorta di riserva protetta, come fossero portatori di una malattia infettiva da controllare e per evitarne il contagio.
Oggi nel corso di una riunione che parlava di sicurezza sul lavoro a cui erano presenti i rappresentanti dei lavoratori, dei sindacati e dell’ufficio personale, qualcuno ha evidenziato come spesso qualche lavoratore si rifugiasse in bagno a fumare, trasgredendo le regole aziendali.
Le prove erano inequivocabili.
“Come sono cambiati i tempi!”, ho pensato ricordando i tempi della Micromp.
“Chi non rispetta le regole, va segnalato. Ognuno si renda responsabile del rispetto delle regole !”, tuonò con voce solenne il rappresentante dell’ufficio personale, che quasi con tono di sfida continuò:
“Datemi i nomi che li licenziamo!”.
In un primo momento, considerai la minaccia fuori luogo, troppo severa per un peccato che, nonostante il mio passato di fumatore passivo, consideravo del tutto veniale.
Poi ripensando a come i tempi fossero cambiati ho dato un senso a quella minaccia e sorridendo dentro di me mi son detto :
“E’ vero i tempi sono cambiati, oggi si sente molto di più il bisogno di licenziare !”.
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