La parte pigra di me, da un pò di tempo, aveva preso il sopravvento sulle buone abitudini della primavera passata. Pian piano mi ero
allontanato dalla pratica di quel po’ di attività sportiva tanto raccomandata
dai medici.
Quest’estate con il caldo,
preferivo le lunghe passeggiate, poi con l’arrivo del fresco, invece che riprendere
il passo di corsa, mi sono attenuto al
minimo sindacale : facevo solo le corse non competitive domenicali, senza
curare nessun tipo di allenamento infrasettimanale. Insomma, peggio non potevo
fare concentrando tutti gli sforzi alla domenica mattina.
Ma il buon senso pazientemente ha
lavorato in silenzio. Ho progressivamente notato chiari segni di affanno su
rampe e scalinate, affrontate di corsa solamente qualche mese prima mentre, le
corse domenicali sono diventate via via una sofferenza.
Era necessario cambiare
marcia. Stasera, quasi con noncuranza,
mi sono ritrovato in tenuta da runner. Uscire e cominciare a correre mi è parso
come andare in riva al mare a saggiare la temperatura dell’acqua prima di fare il bagno. In effetti
qualcosa dovevo avere sbagliato. Il termometro della carrozzeria segnava 7
gradì, ma il mio abbigliamento era adatto a una temperatura di almeno 15 gradi.
“Non fa niente”, mi sono detto,
“tra dieci minuti non sentirò più il freddo”.
Il freddo l’ho sentito per una
buona mezz’ora e solo quando ho intrapreso la via del ritorno ho realizzato di
essermi finalmente scaldato.
Sono tornato a casa più in fretta
di quanto me ne fossi allontanato. Il caldo della casa mi ha ritemprato e messo
un certo appetito.
Potevo in pochi minuti svuotare il frigorifero, ma la situazione mi è ormai nota. E' bastato addentare un paio di carote per salvare l’incolumità della dispensa .
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