Ereditò la nazionale da Bernardini, nata dalle ceneri di quella dei Riva dei Rivera e dei Mazzola che si infranse, dopo tanta gloria, nella Polonia di Deyna e Lato.
Arrivò al mondiale di Argentina 1978 senza nessuna pretesa. Iniziò l'avventura rimontando la Francia e vincendo 2 a 1.
A quel mondiale la nazionale Italiana, autentica sorpresa del torneo, si inchinò all'Olanda di Crujiff e del calcio totale. Molto si discusse in quegli anni della miopia di Zoff incapace di bloccare il tiro di Haan che ci affossò in semifinale. Si disse che era troppo vecchio e non più all'altezza del calcio di quegli anni, salvo osannarlo quattro anni più tardi in Spagna, quando parò sulla linea di porta un colpo di testa di Falcao, salvando il risultato di Italia Brasile.
Ai mondiali 82 Bearzot portò un'Italia che veniva da una serie di prestazioni scialbe e a causa di queste si attirò il dissenso di tutta la stampa sportiva italiana. Insomma secondo gli esperti, non saremmo andati troppo lontani.
La previsione sembrava confermata dal girone di qualificazione, superato per il rotto della cuffia.
Bearzot fece argine contro tutto e tutti mettendo in atto con la squadra, un silenzio stampa senza precedenti che ebbe il pregio di consolidare il gruppo rendendolo invincibile.
Cominciò da lì quel percorso magico che passando attraverso Argentina, Brasile e Polonia ci portò alla finalissima di Madrid contro la Germania.
Della partita contro l'Argentina ricordo la maglietta di Maradona , strappata dalla marcatura di Gentile, i goal di Cabrini e Tardelli.
Con il Brasile cominciò la resurrezione di Paolo Rossi, fino ad allora autentico rebus di quella squadra. Da solo affossò il Brasile con una tripletta indimenticabile e suoi furono i due goal che piegarono la Polonia, orfana di Boniek, in semifinale. Ricordo come Rossi appoggiò in rete il secondo goal su un perfetto cross di Bruno Conti. Tutto sembrava facile e non c'erano avversari all'altezza.
Nonostante l'Italia, con Cabrini, si fosse presa il lusso di sbagliare un rigore, la partita non ebbe storia. Rossi , Tardelli e il flemmatico Altobelli chiusero la partita nonostante il goal di Breitner.
Il “Non ci prendete più “, del presidente Pertini ad indice alzato, chiuse definitivamente la partita.
Bearzot era riuscito a compattare un gruppo che sembrava allo sbando, e gli va riconosciuto il merito di aver coraggiosamente puntato su giocatori, primo fra tutti Paolo Rossi, appena tornato alle gare dopo lo scandalo delle scommesse, che ai più, non apparivano all'altezza.
Poi passata la sbornia del mondiale la nazionale di Bearzot mancò la qualificazione agli europei di Francia 1986 e si presentò ai mondiali messicani con molte contraddizioni.
Bearzot continuò ancora a fidarsi di alcuni giocatori della squadra del 1982 pur innestando giocatori di calibro usciti anche dal miracolo Verona come Galderisi e Di Gennaro.
Durante quei mondiali alimentò un'assurdo dualismo tra i due portieri : Terraneo e Giovanni Galli che ne condizionò la sicurezza e le prestazioni sul campo.
L'esperienza di Berzot come commissario tecnico della nazionale si infranse contro la Francia di Platini che eliminò l'Italia da quel mondiale.
Fu il vero leader di quel gruppo che grazie a lui entrò nella leggenda. La discrezione e la semplicità furono le leve del suo successo.
Dopo quell'Italia non allenò più nessuna squadra.
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