Annotavo i tempi ottenuti su un foglio di carta che tenevo ai bordi del circuito, valori che poi riportavo su un foglio elettronico del computer di casa.
Era dicembre e le prime cinque ripetute le corsi intorno ai 4’ 05”.
La tabella prevedeva di incrementare l'allenamento, ogni settimana, di una ripetuta, fino a un massimo di 15.
Così la settimana dopo ne corsi sei con tempi attorno ai 4’ 00”.
Proseguii in questo modo fino a fine febbraio con incrementi successivi.
Arrivai, non senza fatica, a inanellarne 15 di seguito correndo con tempi intorno ai 3’ e 35”, scendendo spesso sotto i 3’ e 30”.
Era un sollievo terminare l’allenamento quanto era pesante e carico d’ansia il doverlo iniziare sapendo la fatica che mi sarebbe costato.
Ma tanta era la voglia di migliorarmi che iniziavo pensando pricipalmente a superare la china di metà allenamento , dopo di che la strada mi sembrava in discesa e le ultime ripetute insolitamente erano le più veloci : cercavo di terminarle al più presto per concludere prima la fatica.
Il foglio elettronico si completò con una scaletta di tabelle, arricchito di statistiche e medie ponderate. Mi ero migliorato, ero diventato molto più resistente e veloce. Potevo così ambire a concludere la maratona con un buon tempo.
Svolgevo questo tipo di allenamento il sabato mattina e, una volta terminato passavo il resto della giornata e i giorni immediatamente successivi con leggerezza, affrontando gli altri allenamenti meno faticosi come se andassi a passeggio.
Solo con l’approssimarsi del sabato successivo cresceva l’ansia e il timore per la nuova prova e della fatica che mi aspettava. Penso di avere in quei giorni, allenato più la mia mente che il mio fisico, superando quelle prove con sempre maggiore motivazioni e grinta.
Quando penso a quelle situazioni, vedo un’altra persona, completamente diversa da oggi, non solo più giovane e più magra, ma soprattutto con una grinta e una volontà che negli anni non ho saputo riportare in altre situazioni di vita.
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