martedì 30 aprile 2013

Le scarpe nuove


La sera prima c’era stato un diluvio, come spesso accadeva in quella primavera tanto fredda, umida e anomala. Che non ci “fossero più le stagioni di una volta” mi sembrava puerile sottolinearlo e quel clima generava una sorta di malinconia per le brezze di marzo, capaci di alzare gli aquiloni e i colori giovani, illuminati dal sole degli aprile passati. Tutto sembrava tetro grigio e al mattino vedere il marciapiede bagnato dalla solita pioggia metteva tristezza e insinuava la voglia “fuori stagione” di tornare, al caldo, sotto le coperte.  Ma stare a letto mi dava quel senso di far niente da farmi sentire inutile, non tanto per gli altri quanto per me stesso.  Vivevo accompagnato da un senso di colpa che mi rimproverava continuamente di non badare abbastanza a me stesso.
“Devi fare esercizio, come ti hanno raccomandato i medici!” mi sentivo ripetere dentro.
In questo stato avevo vissuto un inverno smarrito e tutto dedito ad altre cose che ritenevo più importanti. Niente corsa, qualche passeggiata in compagnia senza nessun passo di corsa o che ci assomigliasse.
Ma i tepori, seppur minimi, di quella primavera da cappotto avevano pian piano risvegliato quel tanto di amor proprio, sufficiente da farmi riflettere su quella strana situazione.
“Rimettiamo le cose in ordine “, mi dissi, allungando le camminate fino al ponte dietro il paese vicino, abbozzando qualche tratto di corsa, attento a cuore, fiato e voglia.
Affermare che nulla fosse nel frattempo cambiato era una bugia bell'e e buona, ma la mancanza dei soliti dolori alle gambe e la pazienza con cui correvo, lento tenuto alle “redini” dal fiato corto, mi aiutò a continuare di sera in sera aggiungendo sempre qualcosa in più.
Così dopo un paio di test di corsa lenta non oltre i sette km, dovevo trovare lo stimolo per allungare il tratto. Per farlo non c’era di meglio che mescolarsi e condividere la cosa con gli altri.
Fu così che ritornai a consultare la lista delle corse non competitive “Dei Podisti Veneti” per trovare qualcosa che potesse fare al caso mio.  In primavera le corse sbocciano come le viole e non fu difficile trovare undici km, pronti, vicino a casa.
Conoscevo moto bene i luoghi dove si snodava il percorso. Belli, immersi nella campagna ma sicuramente inzuppati dalle recenti piogge.
La cosa non mi spaventava anche se questo significava un aggravio di fatica e il pericolo di qualche scivolata.
Quella mattina, mentre mi stavo vestendo con quanto di meglio avevo per correre, nell'afferrare le vecchie scarpe, ormai logore, notai poco più in là, una scatola dentro la quale sapevo esserci un paio di scarpe da corsa in montagna, con tanto di suola scavata. Erano però nuove di zecca!
“Perché no?”, mi chiesi, non del tutto convinto.
“Potrebbe essere l’occasione giusta per provarle, il fango di certo, stamattina non mancherà”, pensai giustificando così quell'idea azzardata.
Ogni podista che si rispetti conosce i rischi che si corrono con le nuove scarpe. Spesso l’esperienza deriva dall'aver provato sulla propria pelle, meglio sui propri piedi, cosa può succedere. Si narra un po’ di tutto e, le vesciche sono di certo tra le cose meno dolorose a cui si va incontro.
Ma la voglia di nuovo e la curiosità mi convinsero a portare con me scatola e scarpe, contando di sciogliere gli ultimi dubbi lungo il tragitto verso il paese dove si sarebbe svolta la manifestazione.  Non ci pensai molto a dir la verità. Una volta a destinazione, effettuata l’iscrizione, afferrai la scatola con le scarpe nuove di zecca.
Erano di un nero quasi elegante, con dei sottili bordi rossi che ne evidenziavano la forma morbida ma robusta. La suola, con tanto di cingoli, era di un verde opaco, con solchi profondi che formavano solidi appigli, di certo adatti ai percorsi sconnessi o fangosi.
Una volta indossate sembravano calzare alla grande.
“Non mi daranno alcun fastidio”, mi dissi convinto e, mentre mi avviavo a passo svelto verso la partenza, subito sentii qualche fastidio premonitore. Continuai senza indugio ma attento a ogni sensazione che quelle nuove calzature potevano trasmettere. Sapevo che ciò che poteva sembrare un leggero fastidio, alla lunga poteva trasformarsi in una lunga sofferenza.
Mentre camminavo lungo il marciapiede che conduceva alla piazza, mi rammentai di due fatti in cui dovetti scegliere se correre o meno con le nuove scarpe.
Nel primo, il più doloroso, indossai a una corsa in collina delle nuove scarpe, leggere, tecnologiche ma terribilmente aderenti, al punto da massacrarmi, lungo le discese, quasi tutte le unghie dei piedi. Ci volle un po’ di tempo per smaltire il dolore e ritornare ad allenarmi.
L’altro episodio si riferiva alla maratona di Torino del 1993. Ero a Torino con tutta la famiglia e indugiai fino a tarda ora in albergo nello scegliere se correre o meno con scarpe appena acquistate.
Ricordo che feci più di una prova sotto gli occhi stupiti di moglie e figlio, correndo tra la porta del bagno e il letto della camera, provando e riprovando le scarpe. Quella sera decisi di correre con le scarpe che avevo usato per allenarmi, usurate ed esauste. La scelta mi permise di fare un buon tempo ma soprattutto salvaguardò l’incolumità dei miei piedi.
Nel frattempo, tra ricordi e timori, arrivai nella piazza dove la gara di lì a pochi minuti sarebbe partita. Il fastidio al piede destro era vai via aumentato ma, ciononostante, non tornai alla macchina.  Mi limitai ad allentare i lacci quel tanto da far sparire il dolore.
La corsa parti alle nove in punto.  Restai per qualche decina di metri davanti a tutti, ma ben presto, venni risucchiato da decine di podisti più veloci di me. Arrancai per più di un chilometro, ansimando fuori modo, poi, trovata la velocità adeguata, arrivai al traguardo senza troppa fatica.
Lungo il percorso assaporai la soddisfazione di attraversare tratti particolarmente fangosi. Non ci furono ne cedimenti e gli appoggi furono sicuri. Insomma l’azzardo non mi aveva riservato sorprese spiacevoli.
Una volta a casa riposi le scarpe ad asciugare. Il nero elegante aveva lasciato il posto al marrone del fango e appena asciutte le ripulii per bene, senza però riportare allo splendore iniziale.

Appunti di Viaggio


I Lotofagi

“Nel IX libro dell’Odissea (vv. 82-102), si narra come Ulisse approdasse presso questo popolo dopo nove giorni di tempesta, che colse lui e i suoi uomini presso Capo Malea, spingendoli oltre l'isola di Citera. I Lotofagi accolsero bene i compagni di Ulisse e offrirono loro il dolce frutto del loto, unico loro alimento che però aveva la caratteristica di far perdere la memoria (oblio), per cui Ulisse dovette imbarcarli a forza e prendere subito il largo per evitare che tutto l'equipaggio, cibandosi di loto, dimenticasse la patria e volesse fermarsi in quella terra (nell'Odissea si dice fosse su un'isola).”
Fonte Wikipedia                    
 
Stamattina ho sentito, alla radio (RadioTre), paragonare i Politici Italiani ai Lotofagi descritti nell’Odissea.
Mi è sembrato un accostamento azzeccato.
Alcuni di loro hanno dimenticato di aver aumentato l’IVA al 21% addossandone la colpa ad altri (Governo Monti).
Altri ancora hanno dimenticato le promesse fatte in campagna elettorale: “Mai più governissimi!”
Più semplicemente nessuno di loro si sente responsabile delle nostre difficoltà, anzi, direi disgrazie. Siedono tutti felici e contenti nei loro Scranni in Parlamento pieni di una responsabilità istituzionale, sempre promessa ma mai palesata negli ultimi 20 anni.
Devono avere ingurgitato quintali di frutti di loto !!!  Speriamo che non abbiamo fatto, altrettanto gli Italiani….

L’undicesimo punto

Tra i punti illustrati dal Presidente del Consiglio credo che sia stato omesso o dimenticato (che sia colpa dei frutti di loto?), quello più importante che penso condizionerà tutti o buona parte degli altri.
Si tratta della “Riforma della Giustizia”.

Primarie

“Ecco i soldi “, dissi alla signorina che stava davanti a me e mi aveva gentilmente completato l’iscrizione.
“Ma bastano due Euro”, mi avvertì, vedendo che avevo messo sul tavolo 4 Euro.
“Tenga pure, questa iniziativa è talmente bella che sono felice di raddoppiare il contributo!”.

.........

"Signorina, gentilmente, ora mi può spiegare come chiedere il rimborso ?"

lunedì 22 aprile 2013

Che fare ora ?


Strana aria di rassegnazione circonda il PD in questi giorni. Nel giro di poco più di un anno il Partito è passato da un consenso, che gli avrebbe permesso di governare senza compromessi, alla soglia dell’estinzione. Dalle stelle alle stalle, senza la minima prospettiva né volontà di risorgere.
Per tener fede alla “Responsabilità nei confronti del paese”,  si è arrivati alla situazione odierna in cui, il PDL, che tutti pensavano spacciato a Dicembre 2011, è potenzialmente maggioranza del paese e tiene le redini del prossimo governo a cui, visti i precedenti, deciderà prima o poi di “staccare la spina”, come già si è visto con il governo Monti.
Ora il PD deve chiedersi se continuare esistere e  se, ci sia tra le sue fila un Leader capace di tenere unito il partito. Non credo che tra i nomi che in questi giorni si fanno ci sia la persona giusta. La vicenda dell’elezione del PdR ha messo da parte Bersani ma, soprattutto non ha messo in buona luce Renzi, anche lui travolto dalla tempesta.
C’è, prima di tutto, il dovere, da parte del Partito di ascoltare la base, oggi molto arrabbiata e delusa di quanto è avvenuto in Parlamento.

Perché il PD ha accettato l’accordo con il PDL senza prendere in considerazione l’ipotesi M5S ?

Grillo, usando i toni forti nei confronti di Bersani, non ha contribuito alla discussione. Fosse stato meno intransigente, sin dall'inizio, le cose sarebbero andate diversamente .
Troppo tardi, quando l’accordo PD, PDL e Monti si stava delineando, ha abbassato i toni ,cercando di far intravedere una ipotesi di accordo anche per un governo, ma ormai la storia aveva preso un’altra direzione.

Cosa può fare oggi il PD ? Una cosa sola : scompaginare le carte e non fare nessun accordo di governo con il PDL, come aveva promesso in campagna elettorale. Un qualsiasi governo a tempo non sarebbe diverso dal governo Monti e quello in carica è un esecutivo con pieni poteri.

Cosa potrebbe succedere?  Si torna a votare con Il Porcellum, ma con la certezza di avere una sinistra capace di contrastare lo strapotere ritrovato del centrodestra.

Un’ultima considerazione. Le primarie sono un bellissimo esercizio di democrazia, ma devono essere affrontate con spirito di unità, perché sono un momento di discussione tra persone con la stessa direzione politica. Le ultime sono state occasione di divisione e hanno prodotto il risultato di portare molti voti al movimento M5S.  Forse, tutto ciò ,non è stato un caso, ma solo il primo segno, sottovalutato, di quanto successo la settimana scorsa in Parlamento. Già allora era cominciata la frantumazione del PD.

martedì 16 aprile 2013

Appunti di Viaggio


Serve una pausa, un momento di tranquillità, come quando uso la pausa pranzo per mangiare da solo senza l’obbligo di parlare e socializzare con qualcuno. Non sempre la vita va condivisa e qualche momento di solitudine, meglio di silenzio, vale come la pastiglia per il mal di testa.
La pastiglia allontana il dolore, il silenzio allontana il chiacchierio inutile o quantomeno inopportuno.
Serve un esame di Inglese, preparato da studente che è convinto di conoscere la materia soprattutto per non avere avuto il tempo, voglia e forza per prepararlo.
Via un paio di giorni, niente paesi esotici ne mete ardite, solo facce nuove e parole diverse.
E’ il primo pezzo che tento di rimettere al suo posto dopo l’ultimo periodo pieno di cambiamenti e impegni nuovi, un tentativo di ritrovare un po’ di chiarezza, come quando, trovando la casa in disordine, con pazienza si rimette ogni cosa al suo posto.
Tutto questo per  un po’ di serenità e pace, per riassaporare il piacere di leggere un libro, per rallentare la mente scrivendo, per scandire il passo lento di una passeggiata, ritrovando la forza di affrontare argomenti nuovi.

giovedì 11 aprile 2013

IPOD Playlist

.....
Ti porto via con me
In questa notte fantastica
Ti porto via con me
Ribalteremo il mondo

Ti porto via con me - Lorenzo Jovanotti

mercoledì 3 aprile 2013

Minuetto


La mia Playlist oggi si compone di 242 canzoni. La crescita si è rallentata e la scelta delle canzoni continua a essere molto accurata.  Talvolta i brani riemergono dalla memoria come ombre che improvvisamente escono dalla nebbia,  mentre altre volte altro non sono che nuove scoperte, nuove emozioni.
Tra le canzoni della Playlist,  c’è da un po’ di tempo Minuetto cantata da Mia Martini. E’ una delle canzoni che amo di più,  sin dal 1973, anno in cui fu incisa. Quarant'anni fa.
In questi giorni si è molto parlato di Franco Califano. E’  un cantante che sempre ho seguito poco e di cui ancor meno conosco le canzoni. Non c’è mai stata una canzone capace di accendere in me l’interesse.
Fino a quando …..
Fino a quando, in questi giorni, non ho scoperto che Franco Califano è l’autore del testo di Minuetto.
…………
E la vita sta passando su noi, di orizzonti non ne vedo mai!
Ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu,
il resto di una gioventù che ormai non ho più...
E continuo sulla stessa via, sempre ubriaca di malinconia,
ora ammetto che la colpa forse è solo mia,
avrei dovuto perderti, invece ti ho cercato.

Minuetto suona per noi, la mia mente non si ferma mai.
Io non so l'amore vero che sorriso ha...
Pensieri vanno e vengono, la vita è così...

Grazie !