“L'ordine pubblico è
quell'insieme di norme fondamentali dell'ordinamento giuridico riguardante i
principi etici e politici la cui osservanza ed attuazione è ritenuta
indispensabile per l'esistenza di tale ordinamento.”
Questa è la prima riga della definizione che si trova su
Wikipedia, che poi continua con una spiegazione molto accurata.
Si parla di ordine pubblico, ad esempio, ogni qualvolta una
manifestazione esce dai binari della normale protesta democratica, sfociando in
scontri e violenze. Le manifestazioni di protesta di questa settimana, che in
alcune città sono state caratterizzate da violenti scontri con la polizia, sono
state l’occasione per aprire discussioni e confronti sulla violenza e sulle
misure per fronteggiarla. Purtroppo la violenza di pochi porta spesso a offuscare le valide motivazioni
della protesta.
La violenza è sempre un comportamento da condannare, quando
in un paese democratico c’è la libertà di manifestare a favore o contro l’operato
dei governi. Spesso l’imponenza di certe manifestazioni ha indotto azioni
correttive riguardo a leggi che apparivano oltremodo impopolari. Manifestare è
un diritto, mentre la violenza è un sopruso mai giustificabile.
Ma ritornando alla definizione di Wikipedia, il concetto di
Ordine Pubblico sembra essere ben più ampio ma pure sul significato di violenza
vorrei fare delle considerazioni.
Tutti contribuiamo all’ordine pubblico perché seguiamo “principi
etici e politici” dettati dall’ordinamento giuridico. Chi non si attiene a
queste regole va in qualche maniera perseguito. La polizia si preoccupa di
garantire la sicurezza dei cittadini reprimendo e isolando i violenti. Così
accade o dovrebbe accadere anche nelle manifestazioni. La realtà a volte è diversa
e le discussioni e le testimonianze di
questi giorni riportano nuovamente a galla la questione : appare difficile
isolare i violenti dai normali cittadini e, per questo motivo, quest’ultimi
vengono confusi con i primi.
Penso sia corretto condannare la violenza ma è altrettanto corretto
usare le giuste contromisure.
Ma veniamo al discorso relativo alla violenza. Tutti noi
riconosciamo il concetto di violenza legato a azioni che ledano, anche
fisicamente, la libertà e l’incolumità dei singoli cittadini. Quindi quando
vediamo atti di violenza la condanna è immediata e anche le misure atte a
reprimerli scattano il più delle volte in tempi brevissimi.
Ma non sempre la violenza è palese condannabile e
immediatamente reprimibile. Mi riferisco all’imbarbarimento etico politico che ha
portato a vivere la crisi che ha fatto nascere le proteste di questa settimana
nelle città di tutta Europa.
Limitandoci al nostro paese e alle notizie di mala politica,
cattive amministrazioni e uso privato di risorse pubbliche mi viene naturale classificare
tutti questi atti nella categoria degli atti violenti. Anzi lo sperpero di
milioni di euro da parte di politici e amministratori, va a limitare e incidere
sulla libertà dei singoli cittadini, oserei dire, in modo analogo a chi con una
spranga spacca una vetrina.
Pensiamo a come una corretta amministrazione del bene pubblico
potrebbe garantire una scuola che dia un futuro ai nostri figli, una ricerca
capace di rinnovare il tessuto produttivo del nostro paese oltre che una gamma
di servizi nel segno della solidarietà verso chi è meno fortunato.
Sono inaccettabili errori di bilancio di milioni di euro,
quando ciascuno di noi spesso deve fare i conti con il singolo euro. Questa è
una violenza e una mancanza di rispetto che non deve essere accettata a tutti i
livelli, partendo dai più piccoli enti locali passando per i partiti (dove
chissà perché regna l’approssimazione), sino ad arrivare ai livelli più alti
dello stato.
Quindi perseguiamo i violenti, quelli che rovinano le
manifestazioni, ma anche coloro che con la cattiva gestione del bene pubblico attentano
alla qualità della vita di noi tutti. Mi verrebbe da dire … prendiamoli a manganellate!, come fanno gli
agenti con certi manifestanti, ma soprattutto mandiamoli via, impedendo loro di
toccare ancora un solo cent di bene
pubblico.
L’imbarbarimento di questi ultimi anni ci ha portato a
tollerare i furbi e i ladri che rubavano dalle nostre tasche. Cambiare la
classe politica penso sia fondamentale ma è fondamentale garantirne il ricambio,
impedendo che la politica diventi un lavoro quando deve rimanere una missione
oltre che un servizio.
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