“ Buongiorno. Ho bisogno di fare un bonifico.” , dissi
ancora prima di accomodarmi di fronte allo sportello.
La commessa intenta a parlare con l’altro collega della
piccola filiale di banca, mi guardava
con una sorta di ansia tipica di chi sta aspettando qualcosa o qualcuno.
Pensai che, in quella
piccola filiale di banca, non dovevano essere molti i clienti e passare il
tempo poteva diventare alquanto difficile. Il numero del mio conto corrente, 457, in parte
lo stava a confermare .
Mentre mi stavo sedendo, la signorina mi aveva già chiesto
nome e cognome e già che lo ricordavo le passai anche il
numero di conto.
Lei armeggiò sulla
tastiera e in pochi secondi confermò le informazioni, numero di conto compreso.
“Devo versare questa cifra a questo beneficiario con la seguente
causale”, spiegai indicando sul foglio che avevo nel frattempo appoggiato sul
tavolo.
“In pratica mi vado a svuotare il conto”, aggiunsi quasi a
giustificare il fatto che dopo il bonifico sarebbero rimaste poche decine di
euro.
“E’ una fortuna di questi tempi poter svuotare un conto “,
disse la commessa, con tono scherzoso ma seria in volto, “Vuole sapere quanto
soldi ho nel mio conto ?”
Non risposi, “Meglio far cadere l’argomento “, pensai mentre la osservavo riempire il modulo con le
informazioni che trovava nel foglio.
“Ieri avevo cercato di fare il bonifico via Internet, ma il
sito non funzionava”, dissi cercando una spiegazione alle difficoltà che
il giorno prima avevo incontrato, cercando di usare il sito Internet.
La ragazza, ancora tutta intenta a compilare il modulo, alzò
gli occhi e fu lesta a darmi la risposta, quasi mormorando le parole, appiccicandole
il più possibile.
Mi ricordava la situazione di quando a scuola, non sapendo
una risposta, si cercava di evitare la scena muta biascicando qualcosa di quasi incomprensibile.
Non capii
immediatamente ma mentalmente, rilessi la frase appena percepita e solo al
secondo giro riuscii a decifrarla :
“Si è vero, succede, forse era colpa del tempo”, aveva un attimo prima detto la commessa.
Non replicai, ma pensai tra me e me : “ Che fosse colpa dell’umidità?”.
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