Pressione Massima 103
Pressione Minima 66
Frequenza cardiaca 48
Non controllo regolarmente la pressione come un tempo. Il mio ritmo di vita non è cambiato. La mia dieta nemmeno, limitata dalla mia poca propensione a cucinare. Tra le varie “cure di se”, forse la cucina è quella a cui tengo meno. Passo attraverso, forse è meglio dire corro, pranzi preparati in modo veloce, spesso uguali, dettati più dall’esigenza “ di sopravvivere” che da quella del piacere di stare a tavola.
In questi anni mi sono ricreduto in molte cose. Il mondo che pensavo “o bianco o nero” sta assumendo una varietà di colori e sfumature impensabili solo qualche mese fa. Cose che detestavo ora mi appassionano e cerco di evitare “esecuzioni sommarie” con giudizi affrettati.
Quindi penso di avere ancora tempo e possibilità per imparare a cucinare e a fare cose che oggi non considero importanti. Procedendo un passo alla volta senza forzare si va molto lontano. La voglia non manca e a volte basta solo saper cogliere il momento giusto.
I parametri macchina, pigri, di stamattina, mi hanno messo di buon umore. Il cuore non si sta affannando e il suo lento pulsare è indice di tranquillità, nonostante le poche ore di sonno. Gli ultimi controlli hanno dato tutti esito positivo e le date delle nuove verifiche sono quasi tutte previste per l’anno a venire. Quasi come una persona normale.
Solo per l’ICD, nonostante i collegamenti settimanali, è previsto il “tagliando “ annuale ad ogni settembre. In quanto macchina autonoma ha i propri ritmi di manutenzione avulsi dai miei ritmi biologici. Ha un ciclo di vita (Lifecicle) diverso, prendendo a prestito termini da altre discipline.
Le visite cardiologiche, gli ECG, le ecografie sono solo gli esami universitari. Verificano se puoi andare avanti senza problemi. L’importante è aver imparato, è aver studiato. Quindi come è importante studiare con regolarità e altrettanto importante vivere con altrettanta regolarità, senza strappi e la voglia di un tempo di dimostrare di non essere cambiato, nonostante la malattia. Sono cambiato e la malattia è stata di sicuro il cambiamento più meccanico. Impresa più difficile è stata prenderne coscienza, assieme agli altri cambiamenti della mia vita. Ho imparato a affrontare gli scossoni che la vita impone, accettandoli senza troppi se o ma, cercando di adeguarmi in fretta come fanno gli ammortizzatori dell’auto con una strada connessa.
Però la strada rimane sconnessa, per certi tratti quasi intransitabile, devo dire la verità. Per il mondo che mi circonda i momenti di tranquillità non sono molti. I passi di cui parlavo prima, sovente, devono accorciarsi di molto per permettere di procedere. Ora si va di nuovo piano, sperando di arrivare in fretta alla sommità della forcella per intraprendere la discesa.
A volte sembri passivo, come se non riuscissi a cambiare le cose (gli scossoni) e ti lasciassi andare al tempo per risolvere i problemi (la salita).
RispondiEliminaLa forcella a cui ambisci probabilmente per te rappresenta qualcosa di molto caro e importante.
Un piccolo passo dopo l'altro per te sono il modo per tentare di raggiungere la forcella.
Ma forse dovresti anche far capire che per te quella "forcella" rappresenta la tua vita.