L’uomo che era stato negli ultimi tre anni, direttore di
funzione ma soprattutto il mio capo,
entrò nel mio ufficio con la solita flemma. Già un paio di volte nell’ultimo
mese era entrato per parlarmi di nuove tecnologie e delle sue ultime scoperte.
Si comportava con le tecnologie come un bambino quando si innamora dell’ultimo giocattolo
visto. Subito le voleva avere e provare. Lui quasi ogni giorno si innamorava di
un giocattolo nuovo.
Questa sua volubilità non ci aiutava certo nel nostro lavoro. La
strategia, se si poteva chiamare tale, mi sembrava scritta sulla sabbia.
Bastava un niente per cancellarla e la nuova proposizione rinnegava spesso
quanto scritto in precedenza.
Abbiamo scritto spesso sulla sabbia in questi tre anni …
Sapevo che a fine mese ci avrebbe lasciato e quando lo vidi
entrare, mi stavo preparando ad ascoltare notizie sull'ultima tecnologia
esplorata.
“Sei il primo che saluto !”, esordì con tono amichevole. E',
tra le persone conosciute, una delle poche che riesce a usare un tono amichevole
anche quando vuole colpire duro.
Capii che eravamo giunti all'epilogo, niente più innamoramenti
e colpi di fulmini.
“E’ oggi, l’ultimo giorno ?”, chiesi tanto per rispondere qualcosa e proseguire il
discorso.
“Non l’ultimo giorno, direi, l’ultima ora", puntualizzò, "Finiti i saluti,
consegno la macchina e me ne torno a casa con mia moglie …”, disse preciso,
preciso.
“Bene …”, continuai senza trasporto.
Avevo pensato più volte a quel momento. Mi ero riproposto di
trasformarlo in uno sfogo o un atto di accusa, dicendo finalmente tutto ciò che
pensavo di tre anni di direzione ballerina. Alla fine avevo però deciso di
lasciar perdere, bastava che se ne andasse. Bastava e avanzava.
“Sono stati tre anni di lavoro proficuo …..” rilanciò lui,
quando io invece pensavo si passasse direttamente ai saluti e alla stretta di
mano finale.
“Con alti e bassi, come in tutte le cose”, precisò
rispolverando un tono vagamente direttivo.
La frase, però, mi svegliò dall'indifferenza che mi ero imposto, come se dovessi prendere una medicina cattiva ma imprescindibile.
La frase, però, mi svegliò dall'indifferenza che mi ero imposto, come se dovessi prendere una medicina cattiva ma imprescindibile.
Poi con una certa benevolenza, malamente mascherata,
continuò :
“Ma i bassi devono essere stati talmente pochi, che nemmeno
me li ricordo”
Risvegliai immediatamente la memoria alla ricerca degli alti
e dei bassi a cui sui riferiva.
Non risposi, non avevo parole con cui controbattere. Mi ritornarono
alla mente le frasi preparate per lo sfogo, le ricacciai indietro per evitare
tentazioni.
C’era qualcosa che non mi spiegavo, perché, differentemente
da quanto lui mi stava dicendo, io avevo in mente molti momenti bassi e gli
alti dovevano essere stati talmente pochi che nemmeno li ricordavo.
“Spero che questi tre anni abbiano insegnato qualcosa ad
entrambi”, riuscii solo a dire, con tono che voleva essere vagamente di
commiato.
Ci furono dei momenti di imbarazzo. Ascoltando l’istinto
avrei voluto mandarlo al diavolo, ma in aiuto mi sovvenne la sua domanda
successiva.
“Coma va la salute ?”
“Bene, Grazie … Il mio cuore sta bene”, risposi lesto, come
avessi la risposta già pronta per l’uso.
Se e andò dopo la stretta di mano di rito e la promessa che
si saremmo comunque tenuti in contatto.
Risposi con un “Buona Fortuna !”, di cuore.