mercoledì 30 maggio 2012
qdicuore
Da qualche mese con il nomignolo “qdicuore “ sono entrato nella comunità di Twitter. Comunità mi sembra una definizione azzeccata. La smania di scrivere in quei 160 caratteri, l’ovvio e il superfluo, sembra una droga che crea dipendenza diffusa. Da mesi mi chiedo cosa potrei scrivere io, che non sia ne l’ovvio e nemmeno il superfluo. L’idea è comunque geniale.
Fino ad oggi non sono riuscito a scrivere nulla e questa potrebbe dirla lunga sulla mia vita. Prima o poi qualcosa mi ispirerà e chissà che non ne esca qualcosa di originale.
Ho vissuto il terremoto con la stessa noncuranza con cui vivo le turbolenza in aereo. Aspetto che finiscano e nel frattempo mi lascio traballare dal volo. Quando gli scossoni mi hanno svegliato, sentire la casa improvvisamente animata non mi ha agitato, non ho nemmeno tentato la fuga verso il giardino. Ho aspettato che tutto finisse, incuriosito da quella strana situazione. La paura sembra un’emozione appassita.
Finito il trambusto, curioso di saperne di più, senza nemmeno pensare alla televisione, media ormai incapace di seguite l’imponderabile, mi sono rivolto a internet. Nulle le informazioni sui siti della stampa online.
Però, a pochi minuti dalla scossa, già su Twitter la parola terremoto forniva informazioni pressoché complete sia relative alla potenza che all’epicentro del sisma.
Mi sono detto : “ Ora ho capito a cosa può servire Twitter !”.
Le idee geniali, consegnate ala creatività di ognuno di noi, si trasformano e crescono maturando di giorno in giorno.
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