Una volta erano grandi, quadrati, contenevano al massimo 2 cifre, per le corse in pista, tre per le corse su strada. Nelle gare di atletica si attaccavano solo davanti, in bella vista.
Quanti di chi ha gareggiato, in qualsiasi sport o specialità, vedeva nel numero una sorta di amuleto, se legato a ricordi e ricorrenze belle. Era parte dell'atleta, lo accomunava nelle grandi imprese o nelle grandi disfatte : " l'atleta numero xx ha vinto o si è ritirato". Il numero veniva prima del nome che qualche volta doveva essere trovato in liste ciclostilate.
Poi i pettorali, nelle manifestazioni mondiali o di grande massa, cominciarono a riportare numeri sempre più alti, diecimila , ventimila.
Ma assieme ai numeri gli atleti portavano con se dei chip, prima nelle scarpe poi inseriti direttamente nel pettorale. Quest'ultimi sono diventati negli ultimi anni i veri numeri. Quelli scritti sul pettorale con il tempo si sono rivelati sempre più inutili.
A Barcellona, ai campionati europei di atletica leggera, ecco la grande svolta : via i numeri, appaiono solo i nomi degli atleti. Tutto più chiaro, tutti riconoscibilissimi, gli atleti famosi come quelli ancora sconosciuti.
Forse questa tendenza intaccherà anche altri sport, dove il cambiamento è ancora a metà strada : ora i nomi sono affiancati ai numeri. Chissà se spariranno le leggende attorno ai numeri dieci del calcio o se più semplicemente il nome sulla maglia sarà un tutt'uno con l'atleta. Si tratta solo di attendere ma penso che il processo sia irreversibile.
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