Ci vorrebbe un antropologo per studiare la metamorfosi del
G.P. Bancarella, una corsa non competitiva, che ogni anno si svolge verso metà
ottobre. Un antropologo potrebbe trovare non pochi spunti di studio e
riflessione, se mettesse a confronto il percorso di oggi con il percorso di
pochi anni fa.
Forse non è passato nemmeno un lustro, da quando la corsa,
partendo dalla piazza del paese, dopo poco più di un chilometro virava per
certe stradine, argini, rive e “cavini”, sconosciuti ai più, che costeggiavano e, a volte attraversavano
campi ancora con le canne del granturco “in piedi” e rive dove la pioggia
lasciava pozze nascoste dall’erba ancora “norbia”.
Dopo poche decine di passaggi tutto diventava scivoloso,
fangoso e oserei dire epico. Uscire da certi tratti senza aver esaurito il
fiato era motivo di orgoglio.
Il percorso poi viveva di sterrati solidi, ghiaiosi, buoni
per far velocità. Non mancavano i tratti di asfalto, quelli che i neofiti
temono perché “rovinano i muscoli”. C’era un po’ di tutto e per tutti, per chi
amava lo sterrato e per coloro, “gli agonisti", che ad ogni chilometro segnano
il tempo.
Ma soprattutto non c’era ancora lui : il Passante.
Il percorso di stamattina si snodava invece a ridosso del Passante.
Viadotti, ponti e sottopassi apparivano ad ogni curva. Ogni volta cambiava la
prospettiva : da sotto, da sopra, di lato, ma lo stradone era sempre presente,
incombeva con la sua maestosità, accompagnato dal rumore sordo delle macchine
in transito.
Mai avrei pensato che quell'opera tanto criticata,
osteggiata da molti per anni, oggi fosse diventata protagonista di una
manifestazione podistica il cui il percorso era stato costruito tra le decine
di nuove stradine, sottopassi sorti per evitarlo ed superarlo.
Mentre correvo stamattina pensavo alle formiche che si
adattano a vivere in quelle scatole trasparenti, in cui è ricreato un ambiente
artificiale, che stuzzicano la curiosità dei bimbi. Probabilmente le piccole
formichine dimenticano in fretta come
sia fatto un formicaio e accettano di buon grado quell'ambiente che, anche se un
po’ limitato, non fa mancare loro niente del necessario. Darwin direbbe che
solo coloro che sanno adattarsi ai cambiamenti ambientali sono destinati a
sopravvivere e le formiche nel loro piccolo ne sono la dimostrazione.
Pure i podisti stamattina somigliavano alle formichine della
scatola di plastica, tutti concentrati a precorrere le stradine del Passante, sbirciandolo
di tanto in tanto, ma apprezzando dopo tutto i nuovi paesaggi nati attorno ad
esso: gli spazzi verdi con delle piccole collinette artificiali e i colori che
tingono le paratie di certi ponti.
“Ecco”, pensavo, “ l’evoluzione umana continua”. Il podista
pur memore dei paesaggi di un tempo, delle canne ancora “in piedi” e delle
pozzanghere dove si inzuppavano scarpe e calzini, si adegua al nuovo paesaggio
e sa che probabilmente l’anno prossimo quelle stradine, oggi costeggiate da
alberi ancora novelli, sembreranno ancora più familiari come lo erano un tempo
in cavini.
Andrebbe fatta un piccola modifica al nome della
manifestazione :
“G.P. Bancarella – La corsa del Passante”.
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