Appena mi vidi superare lungo la rampa del garage da un tagliaerba
fuori controllo, mi voltai e l’espressione di mio figlio non era, di certo,
quella di uno a cui era sfuggito di mano il manubrio.
La faccia somigliava a quella curiosa di chi da molto tempo
serbava dentro il desiderio di provare un gioco nuovo.
Ritornai quindi, a seguire con lo sguardo il tagliaerba
rimanendo stupito dalla velocità con cui scendeva e dalla linea retta che
tracciava. Il portone di lamiera era in
fondo allo scivolo, appena dopo il termine della discesa.
Non c’era spazio alcuno per una frenata, lo schianto era l’unico
epilogo possibile.
Il tonfo fu fragoroso. Il portone si divelse, rimanendo da
un lato semi aperto.
“Però!” Esclamai sorpreso, non immaginando cotanto rumore.
Il portone era uscito dalle guide. Accolsi l’incidente con
uno scatto d’ira. Il bimbo, intuito il malanno, scappò e mi tenne d’occhio,
controllando ogni mio movimento.
Nel frattempo io tentavo, inutilmente, di riportare il portone al suo posto e ripensavo a quante situazioni simili avevo vissuto da piccolo, dopo aver combinato un malanno. Anch'io se potevo me ne stavo a debita distanza da mia madre, senza perderla di vista, per evitare sorprese.
Nel frattempo io tentavo, inutilmente, di riportare il portone al suo posto e ripensavo a quante situazioni simili avevo vissuto da piccolo, dopo aver combinato un malanno. Anch'io se potevo me ne stavo a debita distanza da mia madre, senza perderla di vista, per evitare sorprese.
Ero, invece, dall'altra parte” della barricata” e comprendevo
i timori di mio figlio, però ero certo che avesse capito la lezione.
Non servivano punizioni aggiuntive.
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