Qualche anno fa non era insolito
dire:
“Sai, ho visto uno un po' strano, .. un matto , che parlava da
solo. Vedessi come gesticolava e parlava a voce alta. Chissà con
chi ce l'aveva “. La cosa ci faceva sorridere, li osservavamo
incuriositi dalla loro stranezza e dalla foga che mettevano in quel
loro dialogo con chissà chi.
Di quelli conosciuti si narravano storie quasi sempre tristi:
“Quella signora dopo che gli è morto il figlio non è più la
stessa. Quando passa la senti parlare da sola a voce alta, … mi fa
una pena”.
Oppure : “Vedi quell'uomo che parla da solo ? Fino a sedici anni
era un ragazzo normale, lo conoscevo, poi si è ammalato e da quel
momento non si è più ripreso. Adesso è in cura”.
Erano etichettati, quei personaggi un po' strampalati, come delle
persone tranquille, incomprese, perdute com'erano in quel loro mondo a noi sconosciuto, spesso doloroso. Vestivano quasi sempre in modo dimesso, se non
addirittura trasandato.
Poi questi "matti" diventarono sempre più frequenti. Cominciarono a
vestire elegante. Non di rado ci si imbatteva in signori distinti, in
giacca e cravatta, tutti intenti a parlare, gesticolando come se
volessero modellare quella realtà di cui stavano discutendo su un
immaginario pezzo di creta.
Erano arrivati i cellulari, con loro tutti i loro accessori. Per
telefonare non era più necessario tenere il telefono vicino
all'orecchio, come da sempre si faceva con il telefono fisso. Gli
auricolari permettevano di tenerlo nascosto potendo essere liberi di
muoversi e allo stesso tempo parlare.
La telefonata perse la sua funzione originale di comunicazione a
distanza per diventare un modo di socializzare, parlare con qualcun
altro, come se lo stessimo incontrando al tavolo di un bar o nel
salotto di casa.
Telefonando oggi, si può fare di tutto: lavorare, guidare,
passeggiare, viaggiare senza che questo possa in qualche modo
condizionare e limitare i movimenti. Gli auricolari sono diventati
sempre più piccoli, senza fili, quasi spariscono all'interno
dell'orecchio.
E' cambiata la percezione della privacy e fanno tenerezza oggi, le
cabine telefoniche di una volta, tanto discrete e rispettose, mentre
non è raro ascoltare, soprattutto nei mezzi pubblici, persone
parlare al telefono di fatti privati.
Quelle persone che un tempo definivamo “strani”, hanno perso la loro
originalità. Sono molti coloro che, oggigiorno, sembrano parlare da soli e non
sorprende più quello strano modo di fare.
Ieri mattina stavo passeggiando da più di un'ora. Il rettilineo
che stavo percorrendo era come al solito deserto. Ogni tanto
incrociavo altri camminatori o runner che sbucavano dalle strade
laterali. Sono solito salutare incrociando i loro sguardi. Quando, invece, vedo qualcuno più avanti, nella mia stessa direzione, immancabilmente sono sono preso dalla frenesia di raggiungerlo e
superarlo.
Se trovo un seppur minima occasione per competere non me la lascio
scappare.
Mente camminavo di buona lena, sbucò da una strada laterale un
uomo. Inizialmente lo classificai come uno dei tanti camminatori,
anche se il suo passo era tutt'altro che spedito. Per un po' venne in
senso contrario al mio poi, improvvisamente, tornò indietro. Quando
fui sufficientemente vicino sentii che stava parlando animatamente a
voce alta. Accelerai, e in poco tempo lo raggiunsi. Istintivamente
pensai che stesse telefonando. Rallentai, con lo sguardo cercai di
scorgere, senza successo, il telefono o gli auricolari. Quando girò
per la strada da cui era sbucato, ebbi l'opportunità di guardare
meglio. Nessun telefono, nessun auricolare.
Pensai stupito: “Parlava veramente da solo!”, e ne rimasi
quasi sorpreso, come se avessi scoperto uno degli ultimi esemplari di una
specie in via di estinzione.
“E se stessero pure loro telefonando?”, pensai colto da un
dubbio fulmineo.
“E' se la loro mente fosse dotata di capacità non comuni
capaci di comunicare con mondi a noi sconosciuti”, continuai a
chiedermi.
Improvvisante quelle persone ben vestite, gesticolanti, dotate di
cellulari di ultima generazione, connessi a reti senza fili mi sono
sembrate limitate, sommerse dalla complessità, incapaci di
sognare o sfiorare per qualche istante la follia.
Insomma gli “strani” erano loro.
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